Straccameriggi

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Are you crazy?

È la prima volta in vita mia che mi faccio il corredo. No, certo, non sto per sposarmi, anche se a casa ho una schiera di nonne e zie sferruzzanti che non vedono l’ora di riempirmi di trine e merletti.

No, quella che voglio raccontare è una storiella simpatica, che trae origine dall’insana decisione di far scegliere a un manipolo di cattivi consiglieri di nome Svagatezza, Ansia e Squattrinataggine quale sarebbe stato l’alloggio in cui dover vivere nei prossimi tre mesi di America. Hanno insistito per venire con me dall’Italia, quei tre, e non ne azzeccano una. Mica c’hanno pensato ‘sti deficienti a controllare che le due, sì ben due, finestre del loculo che sarebbe diventato la mia camera avessero persiane, tapparelle o qualsivoglia meccanismo oscurante anti accecamento (e conseguente snocciolamento di ossequi) mattutino. Né tantomeno a accertarsi che il letto non fosse completamente spoglio di cuscini, lenzuola e coperte o l’armadio di grucce e ripiani. Niente. Hanno lasciato che fossi io la mattina seguente a constatare quanto le prime luci dell’alba possano rivelarsi fastidiose se non sei reduce da una serata di bagordi, quanto Linus fosse previdente a portarsi sempre dietro quella sua copertina e come lo zaino-cuscino possa rendere le sembianze del tuo volto al risveglio incredibilmente simili a quelle di Ribéry. Insomma, piccolo Frank, qui c’è da farsi il corredo!

Metropolitana, big store, ecco, sì, allora, i cuscini. Li vendono solo a coppia, ne userò uno come orsacchiotto. Le grucce, tante, ci metto tutto, non ho i ripiani. Tende da doccia nere, per le finestre andranno benissimo. Lenzuola e coperte, vanno a misure: twin size, full size, queen size, king size. Mah, sono un pessimo giocatore di poker. E ho un semplicissimo letto. Mi butto: full! L’ho sempre considerato un buon punto. Pago con carta di credito (108,37 $, azz!), esco e torno a casa. Vedo il loculo trasformarsi sotto i miei occhi mentre dispongo tutti gli abiti alle grucce, monto le tende, infilo i cuscini nelle federe. Adesso somiglia a una camera, manca solo da sistemare il letto. Spiego copriletto, lenzuola e coperta, panico: SONO PICCOLI! Il mio letto ha una scala servita. Ho perso. La stanchezza mi impedisce di prendermela con me stesso (e soprattutto con quei tre stronzi che m’hanno scelto la stanza) e i cuscini mi consentiranno comunque di evitare di trovarmi di nuovo davanti allo specchio Ribéry di prima mattina. Ma domani devo tornare al big store, che ho speso un botto e ho letto che la roba te la cambiano.

L’indomani vado. Scelgo lenzuola e coperte nuovi (ho scoperto dal padrone di casa che il mio letto è un queen, e un po’ mi preoccupa pensare di dover dormire con Freddie Mercury) e mi presento alla cassa. Strascico un inglese stentato.

Io: “Salve, vorrei darvi indietro questi che ho preso ieri e comprare questi altri.”

Cassiera: “Ok, costano di più, sono più grandi. Mi dia la carta di credito.”

Io: “No, guardi, vorrei solo cambiare questi con questi, se possibile, poi la differenza ve la do in contanti.”

Cassiera: “Va bene, mi dia la carta di credito.”

Io: “Ma non li devo pagare, ho solo da darvi la differenza, ho letto lì che cambiate le cose, ho lo scontrino di ieri, la vede la data?, le giuro che non li ho usati!”

Cassiera: “I need your credit card!”

(Silenzio, rassegnazione, sconfitta)

Le allungo la carta di credito.

Cassiera: “Le accredito i soldi che ha speso ieri e poi mi paga la nuova merce.”

Io: “Ahhh, wow, è che sono italiano e in Italia le cose, a volte, te le cambiano, ma senza ridarti indietro i soldi, cioè, funziona proprio in maniera diversa, ormai i soldi li hai spesi e se li tengono, puoi solo cambiare le tue cose con altre cose di quel negozio…”

Cassiera: “Are you crazy?”

No. Sono quei tre incoscienti che mi son portato dietro dall’Italia a avermi fatto impazzire!

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