Disoccupatino
Qualcuno si sarà chiesto il motivo per cui sono quasi due mesi che non scrivo post. Ecco, anche quei pochi pezzenti che non l’hanno fatto, grazie a questo astutissimo attacco, adesso muoiono dalla voglia di saperlo. Ma è proprio per colpa del gesto di una sparuta minoranza di stolti che ci andrete di mezzo tutti e che non ve lo dirò.
No, a parte gli scherzi, sono stato impegnatissimo: ho provato tutti i giorni a andare a darmi fuoco davanti al Parlamento, al Quirinale o a una qualsiasi sede dell’Agenzia delle Entrate per protestare contro la mia condizione lavorativa, ma niente. Ho sempre trovato occupato.
E poi, pensandoci, come avrei potuto fare a protestare contro la mia condizione lavorativa se io una condizione lavorativa manco ce l’ho? Mentre aspettavo pazientemente il mio turno di morire, ho tentato più volte di venire a capo della questione, senza mai riuscirci. E con che faccia mi sarei potuto presentare dinanzi al Creatore senza un alibi?
Insomma, alla fine ho deciso di lasciar perdere e di continuare da bravo disoccupatino a fare come tutti gli altri disoccupatini: inviare dozzine di curriculum.
Sono tempi durissimi, questi, per i curriculum. Neanche più la bella soddisfazione di un “le faremo sapere”, neanche più la vana speranza di finire sbrindellato in un grazioso tritacarte o di essere accartocciato dalle fini falangi di un selezionatore del personale o l’ebbrezza di essere rinfrescato da qualche spruzzo di pulivetro. Niente. Racchiuso in una frigida email e costretto in un pdf, il curriculum finisce dopo 30 secondi netti dall’invio nel cestino (quello di Outlook, s’intende) del destinatario, sempre che il destinatario si prenda la briga di scorrere con il cursore del mouse sull’infetto contenuto appena recapitatogli.
E allora, all’ennesimo curriculum vanamente inviato, mi sono deciso a rivederlo e aggiornarlo un po’: alla voce “Patente” ho scritto “sì, lo ammetto, patisco”.
Ho capito presto, però, che l’autocommiserazione non faceva altro che gonfiare l’ego del destinatario (oltre che accentuare l’autocommiserazione del mittente) e quindi ho cambiato strategia: via tutto, persino l’esperienza di bagnino sull’Amiata, sostituito dalla foto di una bella tettona. Così i selezionatori uomini mi scambieranno per un maniaco sessuale, adorandomi, e le selezionatrici donne mi scambieranno per un maniaco sessuale, adorandomi, ho pensato. Risultato? Un fallimento. Devo aver invertito le valutazioni sui due profili di selezionatore.
Colpo di genio: mi faccio scrivere una bella lettera di raccomandazione! Mi sono rivolto a un po’ di gente, ma nessuno si è mostrato disposto a tanto. Allora la lettera di raccomandazione me la sono fatta fare da mia nonna. Mi ci ha scritto “Non prendere freddo”.
Stato di profonda depressione. Il mio curriculum era così depresso che la mia faccia nella foto ha assunto le sembianze di quella di Marco Masini. Però pensate, calvo.
La disperazione è persino aumentata quando sono andato a compilare il curriculum in inglese. Alla voce riguardante il sesso sono stato costretto ad ammettere: “Male”.
E ancora adesso lo stato d’angoscia in cui vivo è logorante, così tanto che riesco a fare considerazioni sempre meno lucide e razionali riguardo alla mia situazione. Però qualcosa l’ho capito. Delle due l’una: o ho trovato tutti selezionatori del personale troppo choosy, o sono stato particolarmente sfortunato, o sono una merda.
E vi giuro che fino a cinque minuti fa, fino a tre ci sapevo contare.